sabato 1 settembre 2007

3- L'ultima volta di Anton Karas


L'ultima volta che Anton Karas prese l'iniziativa di un confronto con Anton Karas fu all'uscita delle pagelle. Anton Karas, il suo omonimo, era più grande di lui di un anno e di lui era migliore, a detta di molti, sotto tutti i punti di vista. Suo padre, tra i molti, glielo additava ad esempio ogni volta che un insuccesso bussasse alla porta della sua giovane età: sperava che quel modello di virtù, impedisse a suo figlio, l'omonimo, di incontrare altri insuccessi sul suo cammino.
E Anton Karas era davvero un modello di virtù: nell'aspetto fisico era alto e ben proporzionato, un neo aggiungeva grazia alle sue guance gentili; impegnato in mille attività, era un attore in erba di sicuro talento.
Anton Karas viveva invece la sua normale vita di bambino alternando quelle mediocri attività a un efferato amore per la musica: passava ore sul suo zither, finché lo sguardo di suo padre lo riportava sui libri di scuola.
Frequentavano due scuole diverse i due Anton Karas, anche se ormai l'eco dei successi del maggiore dei due dominasse tra le volte scure di tutti i complessi scolastici della città. Anton Karas, all'uscita delle pagelle, scrutò con sempre maggiore tensione il lungo repertorio di lodi e massimi voti che affiancavano quello che era anche il suo nome; non altrettante eccellenze segnavano la sua pagella.
Tranne in una materia.
Musica: sei.
Una risicata, misera, indulgente sufficienza nella pletora di ottime valutazioni.
E invece Anton Karas, il minore, alla voce "musica" poteva vantare un entusiasta, convinto, gonfio dieci.
Mai più Anton Karas avrebbe cercato il confronto. Della musica, che nutriva il lato migliore di sé, da quel momento si fece uno scudo, a forma di zither.